“Sentenza giusta ma Barbara non c’è più e non si può tornare indietro”

“Sentenza giusta ma Barbara non c’è più e non si può tornare indietro”

Luigi Casentini

di Luigi Casentini

Pisa - Soddisfatti i colleghi e gli amici della psichiatra uccisa nell'aprile scorso, per la condanna all'ergastolo di Gianluca Paul Seung emanata dalla Corte di Assise di Pisa dopo la confessione in aula dell'imputato

L’abbraccio tra i colleghi e gli amici di Barbara Capovani al termine della lettura della sentenza è stato l’epilogo di una giornata carica di tensione e colpi di scena vissuta nell’aula due del tribunale di Pisa, dove era in corso l’udienza del processo a carico di Gianluca Paul Seung, accusato della morte della psichiatra il 21 aprile dello scorso anno.

E il colpo di scena è stato la confessione di Seung che fino a quel momento si era sempre trincerato dietro un muro di silenzio e che invece, improvvisamente, ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee alla Corte d’Assise, ammettendo le proprie responsabilità del delitto.

Ma i deliri di Seung si sono fatti evidenti quando il 36 enne ha iniziato a giustificare il suo odio per la dottoressa Capovani, adducendo motivazioni allucinate su presunti coinvolgimenti della dottoressa in fantomatici traffici di organi o di schiavismo sessuale.

Deliri al termine dei quali la PM Lydia Pagnini ha effettuato una lunga requisitoria con la richiesta dell’ergastolo per l’imputato, considerato capace di intendere e di volere dalle perizie effettuate nel corso del processo.

Richiesta che la corte, presieduta dal giudice Giovanni Zucconi, ha confermato dopo poco più di due ore di camera di consiglio.

Un’epilogo previsto dai difensori di Seung che adesso attendono di leggere le motivazioni della giuria.