CICLISMO - E' andata in archivio un'edizione ridotta nel chilometraggio, ma entusiasmante. Vittoria per un solo secondo dell'americana Olds sulla polacca Jasinska. E Brunello passa la mano al figlio Piero.
Non sarà più quello di qualche anno fa. Non avrà più lo spessore tecnico di una corsa che per quasi una settimana vedeva protagoniste tutte, o quasi, le più forti cicliste del mondo. Ma il Giro di Toscana è pur sempre una gran bella corsa. Quasi come araba fenice risorge da (e tra) mille difficoltà riuscendo a rigenerarsi e a produrre spunti di assoluto rilievo tecnico. Qualcuno in realtà potrebbe obbiettare che la 19esima edizione andata da poche ore in archivio, non aveva il solito cast stellare di protagoniste (ed è vero) e che il livello tecnico non era eccelso (giusto). Ma la corsa ideata, voluta e riproposta con forza da Brunello Fanini è stata avvincente, spettacolare ed incerta come non mai. Sul traguardo finale di Capannori, e dopo tre giorni di corsa combattuta, la polacca Malgorzata Jasinska si è illusa di aver bissato il successo del 2012. Ed invece l’americana Olds, terza al traguardo, l’ha beffata (pensate) per un solo misero secondo. Praticamente nulla. Detto per inciso il successo della Olds, che si era aggiudicata le prime due tappe, è strameritato. Ora ci si interroga sul futuro della corsa. Il Giro di Toscana ha vissuto più che mai nel ricordo di Michela Fanini, a 20 anni (il prossimo 20 ottobre) dalla suia scomparsa, Un pizzico ma significativo stand oltre ad intitolazioni di strade e piste ciclabili ne hanno più che mai suggellato l’indelebile ricordo. Il motivo stesso per cui il Toscana esiste dal lontano 1996 e per cui continuerà a farlo.