CARRARA - I Ministeri dell'Ambiente e della Cultura nel decreto che chiude la procedura di VAS chiedono all'Autorità Portuale di modificare il progetto. Forti i dubbi dei tecnici ministeriali, soprattutto sul rischio di aumentare l'erosione della costa a sud di Carrara.
Se non è uno stop definitivo è senz’altro una brusca frenata per l’ampliamento del porto di Marina di Carrara. Con la pubblicazione avvenuta venerdì sera del decreto firmato dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero della Cultura si è chiusa la fase di Valutazione Ambientale Strategica nella procedura di approvazione del Piano regolatore portuale. E i tecnici dei due ministeri hanno confermato, nero su bianco, le forti perplessità sull’impatto che la nuova diga foranea e le nuove banchine avrebbero sull’erosione della costa apuana e versiliese.
Sono state imposte, quindi, numerose prescrizioni e condizioni che l’Autorità portuale dovrà rispettare, apportando le dovute modifiche al progetto, per poter ottenere il via libera. In particolare si dovrà spiegare perché l’area di influenza delle nuove opere sia passata da 500 metri a 3,5 km, a sud del porto. Dovranno poi essere forniti ulteriori dati sull’afflusso di sedimenti a riva. Tutti dubbi già evidenziati dalla relazione tecnica commissionata all’Università di Pisa dai Paladini apuoversiliesi, che incassano questo risultato da Roma.
Fra ottobre e novembre è atteso il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che segue una diversa procedura. L’approvazione definitiva del Piano regolatore è del Ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini, atteso per altro a Carrara il 12 agosto per l’inaugurazione dei lavori del Waterfront a ponente.