PISA - E' passato un anno dal sanguinoso agguato ai danni della psichiatra, colpita con violenza inaudita dal suo paziente Gianluca Paul Seung. Oggi, fuori dal reparto del Santa Chiara teatro della tragica aggressione, una semplice cerimonia di commemorazione.
Il 21 aprile di un anno fa la psichiatra pisana, di origini seravezzine, Barbara Capovani veniva brutalmente aggredita fuori dal reparto di Salute Mentale del Santa Chiara di Pisa dal suo paziente Gian Luca Paul Seung, 36enne torrelaghese oggi in carcere con l’accusa di omicidio premeditato. Presa a sprangate in testa con 12 colpi di una violenza inaudita: morirà tre giorni dopo. L’arma però non è mai stata ritrovata.
Nel primo anniversario gli amici e i colleghi della dottoressa si sono ritrovati sul luogo della sanguinosa aggressione per un momento di raccoglimento e memoria, voluto da anche dalla stessa Asl Toscana nord ovest.
In ricordo di Capovani, sabato in tutti gli ospedali italiani gli psichiatri hanno lavorato con il lutto al braccio. La Società Italiana di Psichiatria in questi giorni ha inviato una seconda lettera al Presidente della Repubblica Mattarella con 450 firme per chiedere che sia aumentata la sicurezza sul lavoro per i medici: dal dramma del Santa Chiara ad oggi – sottolineano gli psichiatri – non c’è stata ancora nessuna risposta concreta.
“Nostra madre diceva sempre di non avere paura di quello che faceva, tantomeno di aver paura dei suoi pazienti” – così i tre figli di Capovani hanno testimoniato mercoledì scorso in tribunale a Lucca nel processo a carico Seung. Il giovane – che si autodefiniva uno sciamano – venne arrestato nella sua abitazione di Torre del Lago: fu lui stesso a mostrare il momento in una diretta Facebook. Nelle settimane scorse si appreso che dal carcere di Livorno ha inviato una lettera farneticante indirizzata da una consigliera regionale della Lega con una lista dei femminicidi dell’ultimo anno.