Venerdì sera al Gran Teatro di Torre del Lago la prima di Bohème ha segnato tra le polemiche l’apertura del 69° Festival Puccini. Alberto Veronesi ha diretto bendato l’orchestra contenstando le scenografie e l’ambientazione rivoluzionaria nel maggio francese del 1968.
Una delle più contestate e discusse Bohème degli ultimi anni ha aperto il 69esimo Festival Puccini di Torre del Lago.
L’ambientazione sessantottina nel “maggio francese” della rivoluzione sociale ha preso il posto delle atmosfere per antonomasia bohèmien del capolavoro pucciniano, attraverso le scene di Christophe Ouvrard, i costumi di Tiziano Musetti e la regia di Christophe Gayrale.
Veronesi live dal podio
“Non voglio vedere queste scene”. Così il direttore d’orchestra Alberto Veronesi dal podio ha polemicamente aperto la serata, ricevendo fischi e insulti dal pubblico e proseguendo dirigendo l’opera con la benda agli occhi per tutta l’esecuzione.
Un gesto polemico per il Maestro, presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni pucciniane che in conferenza stampa aveva definito “ipercomuniste” e “dissacranti” le scene, sostenuto dal Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che lo aveva invitato a rifiutarsi di dirigere questo allestimento.
Malgrado i fischi rivolti a Veronesi, anche in platea – praticamente sold out – la rivisitazione dell’opera non ha convinto tutti. Nessun dubbio invece sull’esecuzione musicale, sul coro e sui cantanti. Applauditissimi e amati.
Che Gelida manina
Una rivelazione i due giovani Rodolfo e Mimì, Oreste Cosimo e Claudia Pavone: intensi, energici e affiatati amanti che hanno subito incantato il pubblico sin dal finale del primo atto.
Aria finale a letto oppure “Io sono Mimì”
Puccini e polemiche: “Veronesi bendato? Perché conosce lo spartito a memoria”
Prime reazioni al gesto polemico di Alberto Veronesi, tra ironia e imbarazzo. Il secondo caso “politico” su Puccini in meno di una settimana tra Lucca e Torre del Lago.
Il colpo di teatro di Alberto Veronesi non poteva non generare un po’ di imbarazzo alla prima del Festival. Il Maestro, già candidato in Lombardia per Fratelli d’Italia a febbraio, di fatto ha assecondato quanto chiesto dal Sottosegretario alla Cultura Sgarbi, infuriato per la rivisitazione giudicata infedele all’originale pucciniano.
Il neopresidente della Fondazione Festival Puccini Luigi Ficacci alla fine del primo atto cerca di gettare acqua sul fuoco.
Luigi Ficacci – Presidente Fondazione Festival Puccini
Sceglie l’ironia invece il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro. “Il Maestro Veronesi ha voluto dimostrare che conosce lo spartito a memoria” – ha glissato. Di certo si tratta della seconda polemica dal sapore politico in meno di una settimana intorno a Puccini. Dopo l’esecuzione mercoledì sera a Lucca dell’Inno a Roma da parte di Beatrice Venezi per l’apertura delle celebrazioni del centenario. Brano del 1919 poi acquisito dalla cultura fascista e ritenuto inopportuno dai sindaci di Viareggio e Pescaglia. Del Ghingaro, interpellato prima della Bohème, ha preferito dribblare lo scontro.
Giorgio Del Ghingaro – Sindaco di Viareggio
Testo traduzione
Cristophe Gayral
Bohème è una delle opere più eseguiti al mondo. Come si riesce a toccare e cambiare un capolavoro del genere?
io arrivo dal mondo del teatro quindi quando lavoro con una nuova produzione io lavoro sempre sul libretto e con la musica. Ho un grande rispetto per la musica.
Le parole, le azioni, i personaggi. Tutto. Il dovere del regista è trovare un modo per spiegare la storia al pubblico e in questo caso dal momento che la Boheme è cosi conosciuta e tutti la conoscono a memoria il mio lavoro è trovare un nuovo modo interessante ma nuovo e forse moderno per dare una nuova proposta visiva e drammatica per il pubblico.
La differenza maggiore sta nell’ambientazione. Qui siamo nella Francia degli anni ’60. Perché?
L’ambientazione è quella del 1968: l’idea della Rivoluzione, il momento in cui nel mondo – anche in Italia – la gente pensava ad un mondo nuovo, con meno guerra, più pace e una società di diritti sociali uguali per tutti. Dal momento che la Bohème parla di giovani, di artisti, di poveri penso che questo periodo si adatti perfettamente all’opera pucciniana in cui i protagonisti erano pieni di utopie e speravano in un mondo nuovo, migliore.
Che impressione le fa lavorare al Festival Puccini?
E’ stata un’esperienza unica perché il tempo a disposizione è davvero poco. Devi lavorare come un pazzo dalla mattina alla sera e in queste condizioni è molto difficile e stancante ma anche molto entusiasmante. E’ una vera sfida. Perché, come stasera, devi saper confezionare un vero e proprio spettacolo, ben definito, professionale, da offrire al pubblico.