VIAREGGIO - Le maschere isolate al Carnevale di Viareggio, rappresentano una parte essenziale della tradizione e formano i futuri artisti di Burlamacco che sognano la realizzazione di carri grandi. . Sono il risultato di mesi di lavoro e di dedizione da parte di giovani modellatori e artigiani che creano opere talvolta spettacolari.
10 sono le maschere in concorso in questa edizione della manifestazione viareggina.
– Federica Bonetti presenta “Come potrebbe tornare bella, scomparso l’uomo, la terra.”Gli uomini non si sono fatti scrupoli nello sfruttarla e deturparla.
– Susanna Carofiglio sceglie un gioco di parole per celebrare il secolo e mezzo di vita del Carnevale. Infatti la sua maschera si intitola “150 e non sentirli”
– Per Giulio Ciaramitaro il “Tempo è scaduto”. Il mondo è ormai fuori controllo e una bomba a orologeria sarebbe prossima alla deflagrazione. Solo un brutto incubo o un nuovo big bang?
– Michele Deledda presenta “Figli della Guerra”. Con il linguaggio della cartapesta, Michele, traduce la canzone omonima di Renato Zero con l’iconica foto di Steve Mc Curry
– Michelangelo Francesconi attraverso la metafora dello spaventapasseri, invita ad affrontare le nostre paure, spesso ingigantite dai nostri timori. Titolo della sua opera “Il padrone della paura”
– Serena Mazzolini ha realizzato una maschera che ha come protagonista il senatore Pillon, paladino della lotta contro di disegno di legge Zan. La sua maschera si intitola “The Rocky Horror Pillon show”
– “Solo chi sogna può volare” è la maschera di Lorenzo Paoli. Perdere la capacità di sognare, spiega, rende il mondo più scuro e appesantisce l’anima.
– Andrea Scaccianoce presenta “Ombre”. Guerre, terrorismo, crisi economiche e minacce digitali ci perseguitano ogni giorno. E allora a Carnevale indossiamo i colori della festa.
“I fumetti sono le favole per gli adulti” di Edoardo Spinetti. La sua maschera è un omaggio a Stan Lee genio del fumetto e creatore della Marvel.
“Quando sboccerà la pace” è l’opera di Alessandro Vanni. Un roveto irto di spine simboleggia l’aridità di spirito dell’uomo e la desolante bestialità della guerra.