Roma - Tante ce ne sono volute alla Corte di Cassazione per motivare la sentenza emessa lo scorso 8 gennaio in cui sono state stralciate le aggravanti di mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro
I familiari delle vittime della strage di Viareggio hanno scelto di prendersi qualche giorno per esaminare, insieme ai loro avvocati le 580 pagine in cui i supremi giudici della Corte di Cassazione hanno motivato la sentenza emessa l’8 gennaio scorso, in cui è stato stralciata l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, facendo cadere in prescrizione le accuse si omicidio colposo e incendio colposo.
Il passaggio del dispositivo che giustifica questa scelta è quello sicuramente più difficile da comprendere: ” E’ ben possibile che nell’evento si sia concretizzato il rischio lavorativo anche se avvenuto in danno al terzo, ma ciò richiese che questi si sia trovato esposto a tale rischio alla stessa stregua del lavoratore”. In pratica, le 32 vittime avrebbero dovuto trovarsi o sul treno o in stazione al momento della tragedia e non nelle loro case. Una motivazione che, sicuramente, non mancherà di scatenare polemiche, oltre a riaccendere il doloro in chi, in quella notte, ha perso tutto.
Per quanto riguarda la posizione di Mauro Moretti, i giudici hanno ritenuto non valida la sua rinuncia alla prescrizione perchè fatta prima del verificarsi dell’estinzione dei reati. L’ex AD di Ferrovie delle Stato e Rete Ferroviaria Italiana dovrà dunque presentarla nuovamente nel processo di appello Bis. Anche per i giudici di Cassazione, comunque, la sua posizione anche dopo la cessazione delle cariche, fu di “forti poteri di controllo e di indirizzo sulle società collegate, tra cui la stessa RFI.