VIAREGGIO - Ha protestato simbolicamente in strada, fuori dalla struttura protetta che per alcuni mesi ha ospitato i suoi figli, di 6 e 4 anni, ai quali sarebbe stato raccontato che i genitori e i nonni sono morti e non ci sono più. Una storia difficile, piena di dolore, quella che Raffaelina Lambardi - 25 anni di Livorno - ha voluto denunciare ritenendosi vittima di un sistema ingiusto.
Una storia che inizia quattro fa in un contesto famigliare molto fragile. La ragazza insieme alla bimba di 4 anni viene alloggiata dai servizi sociali alla casa Sonrisa di Stiava, gestita dalla cooperativa Serninper. Poi madre e figli vengono separati e i piccoli rimangono in una struttura per minori nel centro di Viareggio (gestitata da un’altra cooperativa) dove – stando alla consulenza tecnica scritta arrivata in mano alla madre – avrebbero saputo che mamma e papà non ci sono più. E dove avrebbero cambiato nome al bambino.
Solidarietà umana è arrivata a Raffaelina anche da mamme e psicologhe del gruppo “Io sto con i bambini strappati” di Viareggio. Una madre giudicata “pericolosa” per se e per gli altri, con un marito oggi in carcere, che ha impugnato il decreto di adottabilità dei due figli emesso dal Tribunale dei Minori, a breve in discussione in Cassazione. Raffaelina si era affidata all’avvocato Francesco Miraglia di Modena, il grande accusatore del presunto “sistema Bibbiano”.