ROMA - In centinaia provenienti dalla Toscana e dalla provincia di Lucca per denunciare l’invasione di materie prime agricole e prodotti agroalimentari stranieri
Un’azione eclatante che ha coinvolto due mila agricoltori, centinaia dalla Toscana, per alzare i riflettori sulle importazioni di prodotti da paesi terzi di bassa qualità e a prezzi stracciati che non rispettano gli stessi requisiti sanitari, ambientali e sociali a cui devono sottostare gli agricoltori toscani e italiani. Un vero e proprio “assalto” pacifico per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di alzare il livello di tutele a difesa del reddito degli agricoltori e la salute dei consumatori contro il rischio frodi. E chiedere, insieme a più controlli, l’abolizione del codice doganale che consente, con una minima lavorazione in Italia, ad una materia prima agricola straniera di diventare Made in Italy, e non è più tollerabile, l’applicazione del principio di reciprocità ed un’etichetta di origine europea.
Dopo il blitz al valico del Brennero per smascherare il falso Made in Italy che entra in Italia su gomma a bordo di tir, è il turno delle navi cargo che ogni giorno scaricano su suolo italiano prodotti di ogni genere. E’ l’olio extravergine straniero il focus della giornata che molto spesso per essere venduto come tricolore, sfruttando il prezzo più basso. A favorire le importazioni sono anche accordi commerciali come quello stipulato con la Tunisia dalla Ue che prevede l’importazione annuale, nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre, di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva, nella cui categoria merceologica sono compresi olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva e olio lampante, senza applicazione di dazi doganali.
“Made in Italy significa utilizzare solo materie prima italiane. Ma spesso non è così perché le regole lo consentono. Noi vogliamo cambiare queste regole. – spiega Andrea Elmi, Presidente Coldiretti Lucca – Le preoccupazioni sono fondate, soprattutto quando si pensa alla qualità e alla sicurezza alimentare. Non possiamo permettere che la concorrenza sleale danneggi il mercato dell’olio d’oliva così come delle nostre produzioni di alta qualità. In Toscana siamo riusciti, grazie alla sensibilità e all’attenzione del prefetto di Livorno, Giancarlo Dionisi, a stimolare la firma di un protocollo che coinvolge l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale ed il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e dal Ministero del Made in Italy per aumentare i controlli e mettere in trasparenza la provenienza delle materie prime ed i prodotti agroalimentari che entrano in Toscana dentro i container attraverso il porto di Livorno da cui transitano un terzo delle importazioni. Prima di oggi non era possibile. E’ un’azione concreta, un altro tassello da aggiungere agli obiettivi dell’abolizione del codice doganale e della reciprocità negli scambi commerciali per cui ci stiamo battendo a tutela del reddito dei nostri agricoltori”.
Coldiretti Lucca solleva un punto critico relativo al Regolamento UE 2020/761, che disciplina l’importazione preferenziale di olio d’oliva dalla Tunisia. “E’ fondamentale garantire che l’olio importato rispetti gli stessi elevati standard di qualità e sicurezza che caratterizzano l’olio extravergine d’oliva europeo – sottolinea Coldiretti Lucca – L’assenza di un controllo rigoroso sulla qualità e sulla provenienza dell’olio importato potrebbe compromettere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio la reputazione dell’olio italiano, considerato uno dei migliori al mondo”.
In risposta a questa situazione, Coldiretti e Unaprol chiedono la creazione di un Registro Telematico Unico europeo, simile al sistema italiano Sian. “Questo strumento – conclude Coldiretti Lucca -, garantirebbe maggiore trasparenza e tracciabilità, permettendo di tutelare i consumatori e valorizzare il prodotto autentico”.