Aulla - Un dramma tra invisibili avvenuto in un contesto emergenziale. Così l'avvocato del sospettato descrive il quadro in cui si è consumata la tragedia di via del Popolo
Resta in carcere per la gravità dell’accusa, nonostante sia stato lui a chiamare i soccorsi e abbia collaborato fin da subito con le forze dell’ordine, il 30enne marocchino sospettato di aver ucciso Ramzi Abdelmajid il 50enne trovato morto sabato mattina in via del Popolo ad Aulla. E’ quanto è emerso dall’udienza di convalida del fermo che si è tenuta oggi alla presenza dell’avvocato Chiara Lorenzelli, legale del trentenne. Per capire meglio quello che è accaduto nel casolare abbandonato tra venerdì e sabato si dovrà aspettare l’esito della perizia del medico legale, che dovrà essere consegnata da qui a 60 giorni. Per ora la testimonianza del giovane sospettato di omicidio resta top secret ma quello che emerge è che la tragedia si è consumata in un contesto di degrado nell’ambito di una lite violenta, tra due persone che si conoscevano e convivevano da tempo nell’abitazione fatiscente di via del Popolo. Quello che è certo è che lo scontro è avvenuto in due fasi. Ramzi Abdelmajid si è recato al Pronto Soccorso intorno alle 2 di notte ma è stato immediatamente dimesso perché non necessitava di cure mediche particolari. “Anche il mio assistito avrebbe potuto presentarsi al pronto soccorso ma non l’ha fatto perché sperava di chiudere il diverbio” spiega l’avvocato Lorenzelli. Nel corso dello scontro dunque anche il trentenne sarebbe stato colpito e non si sarebbe trattato quindi di un’aggressione unidirezionale. Ma cosa avrebbe innescato la miccia tra i due? “Una piccolezza” risponde ancora il legale parlando di un “contesto emergenziale in cui si è consumato un dramma tra due invisibili”.