PORCARI - Il lavoro certifica l'esistenza di un criterio escludente la realizzazione della struttura. Secondo il Piano rifiuti e bonifiche infatti un impianto di riciclo non può essere autorizzato se situato a meno di 200 metri dal centro abitato.
Una nuova arma da adottare nella battaglia del Comune di Porcari contro l’impianto di Salanetti. È l’aggiornamento della delimitazione dei centri abitati porcaresi. Il documento infatti certifica come ci siano appena 90 metri tra le abitazioni porcaresi e il luogo scelto per l’impianto di riciclo di pannolini. Una distanza molto inferiore rispetto a quella prevista dal Piano rifiuti e bonifiche, secondo cui un impianto di riciclo non può essere autorizzato se situato a meno di 200 metri dal centro abitato. Lo studio insomma presenta importanti elementi di novità, anche per la conferenza dei servizi della Regione Toscana. Il tutto è arrivato pochi giorni dopo il ricorso dei comitati respinto dal Tar della Toscana.
Dichiarazione dell’amministrazione comunale di Porcari
Con questo atto mettiamo una pietra tombale sulle chiacchiere strumentali cavalcate dalla minoranza in questi mesi. Non c’è stata serietà né onestà intellettuale. Due mancanze che hanno dapprima agitato gli animi degli abitanti, comprensibilmente preoccupati per la realizzazione del nuovo impianto, e poi hanno trascinato questo eccesso di rabbia fomentata ad arte verso un ricorso al Tar fallimentare. L’opposizione sapeva molto bene quanto fosse debole ricorrere al tribunale amministrativo sulla base di un perimetro aggiornato al 2003: ma forse non era tutelare gli interessi dei porcaresi il loro fine reale, quanto apparire, ergersi a difensori indefessi di quelle stesse istanze che l’amministrazione stava già cercando di difendere nelle giuste sedi e con i giusti mezzi.
C’è di più. Le motivazioni addotte dai ricorrenti al Tar – due privati cittadini e non un comitato, sia chiaro – avevano una portata limitata, legata principalmente alla tutela della loro proprietà e non a questioni con un impatto significativo sull’interesse generale della collettività. La fretta di agire rumorosamente, per sovrastare e minimizzare l’impegno dell’amministrazione a tutela dei porcaresi, ha offuscato forse la capacità di giudizio della minoranza alla regia di questo salto nel vuoto? Sarebbe stata diversa la sentenza se il ricorso fosse stato presentato come La Porcari che vogliamo, o come comitato regolarmente costituito, soggetto giuridico collettivo portatore di interessi diffusi? Vorremmo poterci sbagliare, ma il gruppo di minoranza sembrerebbe essersi comportato con la stessa codardia del monello che tira il sasso e nasconde la mano.
La debolezza di una rimostranza di interesse particolare su un progetto che, ci piaccia o meno, ha manifeste finalità di interesse pubblico e un finanziamento europeo già ottenuto, era chiara dal primo momento. Ma no, è stato preferito mandare avanti, con ampia compartecipazione alla spesa per farlo, un ricorso nato male, con pochissime probabilità di essere accolto proprio perché basato sul caso di una singola abitazione e su quel caso si è pronunciato il Tar, non su altro. Diverso discorso va fatto per il ricorso, ancora oggi pendente, portato avanti dal Comune di Porcari al Presidente della Repubblica, fondato su motivazioni ulteriori, ponderato e ragionato dall’amministrazione, dai pubblici ufficiali che lavorano a servizio della collettivià porcarese e dai legali incaricati.
L’assemblea dello scorso 12 novembre, condotta dal gruppo di minoranza tra omissioni, facili soluzioni e superficialità, ha avuto come unico esito l’invio massiccio di lettere, tutte uguali, con le quali i cittadini e le cittadine chiedevano al sindaco la delibera di giunta di aggiornamento del perimetro del centro abitato. Peccato che l’incarico per procedere in quella direzione questa amministrazione lo avesse affidato un mese prima, il 16 ottobre. Anomalo che la minoranza, così attenta agli atti pubblicati dal Comune di Porcari, non avesse trovato riscontro di questo affidamento prima.
Oggi questa delibera c’è, è l’esito di un lavoro serio su tutto il territorio comunale, un doveroso aggiornamento di carte rimaste ferme al 2003 nonostante le trasformazioni intervenute in questi 21 anni e necessario per attualizzare il quadro conoscitivo alla base dei nuovi strumenti urbanistici in via di definizione. Questa delibera ci sarebbe stata anche se la minoranza avesse impiegato le proprie energie nella costruzione di un percorso sano di dialogo, peraltro mai negato nei contesti pubblici e in quelli più riservati, anziché animare le preoccupazioni delle persone. Siamo stati eletti per servire questo paese. Non rispondiamo ad altre logiche. Non tramiamo in segrete stanze. Ma è il momento di fare della seria informazione sulla vicenda Salanetti, fermo restando che percorreremo tutte le strade utili per impedire l’autorizzazione dell’impianto alle porte del paese, supportati, come sempre, dal nostro team legale. Lo stesso che al momento ha impedito la realizzazione dell’impianto fotovoltaico a terra in via Forabosco.
Il nostro ricorso al Presidente della Repubblica, trasposto al Tar, si basa su principi diversi dal ricorso al Tar recentemente respinto. Ecco perché è ancora concreto l’auspicio che l’esito possa essere diverso e il progetto possa essere sottoposto a valutazione di impatto ambientale. Dobbiamo anche essere consapevoli che 15 milioni di finanziamenti europei sono un’opportunità che Reti Ambiente farà di tutto per difendere. Non possiamo dire “basta fare il perimetro del centro abitato”: se lo facessimo illuderemmo soltanto le persone. Continuiamo a monitorare la vicenda e attrezziamoci, insieme, per ottenere il massimo per Porcari in qualunque direzione vadano le decisioni del Tar e della conferenza dei servizi. La politica, la buona politica, serve a questo.