Dal Marocco l’appello delle sorelle di Said Malkoun: “Giustizia per nostro fratello”

Dal Marocco l’appello delle sorelle di Said Malkoun: “Giustizia per nostro fratello”

Cinzia Chiappini

di Cinzia Chiappini

Viareggio - Un'emittente marocchina trasmette l'intervista e l'appello delle sorelle dell'uomo investito in Darsena: chiedono l'aiuto di tutti "i fratelli maghrebini in Europa affinché sia fatta giustizia"

“Un appello a tutti i fratelli e sorelle di origine maghrebina che vivono in Europa, affinché venga fatta giustizia per Said”.
Dal Marocco arriva per la prima volta la voce dei presunti familiari di Said Malkoun, il 47enne investito in Darsena dall’imprenditrice balneare viareggina Cinzia Dal Pino, che lui stesso aveva appena minacciato e derubato di una borsa.
L’autopsia effettuata in queste ore a Lucca ha rilevato politraumi e lesioni interne mentre le autorità stanno continuando facendo accertamenti sulla nazionalità della vittima. Le forze dell’ordine riferiscono che il 47enne viveva da 20 anni in Italia senza documenti, di qui la difficoltà ad accertare la sua nazionalità e a rintracciare i suoi familiari. Malkoun era un senza tetto che viveva di espedienti, tra i portici di Piazza Cavour e le panchine del centro, e dallo scorso aprile riceveva beni di prima necessità dall’Unità di Strada della Caritas. “Said non parlava, prendeva quello che gli veniva offerto – una coperta e un te caldo – e nient’altro” racconta chi lo ha assistito. Nessun documento dunque e, apparentemente, nessun contatto con i familiari. Nelle ultime ore però l’emittente marocchina Chouf.Tv ha trasmesso un video in cui compaiono tre donne, che si sono presentate come le sorelle. Raccontano di aver appreso della morte del fratello dai media internazionali e di aver visto anche il video dell’incidente ripreso dalle telecamere di sorveglianza. “Cinzia Dal Pino e’ salita con la sua auto sul marciapiede con il chiaro intento di investirlo”, dice una delle sorelle che dichiara di non capacitarsi del fatto che “all’autrice dell’omicidio siano stati dati solo i domiciliari”. Poi in chiusura di intervista l’appello ai connazionali affinché si mobilitino perché venga fatta giustizia per Said.