Il borghigiano Pietro Barsanti commemorato dalla Provincia di Lucca

Il borghigiano Pietro Barsanti commemorato dalla Provincia di Lucca

Redazione

di Redazione

LUCCA - Donata al Museo del Risorgimento una stampa d'epoca raffigurante l'esecuzione del caporale avvenuta nel 1870. Barsanti è considerato il primo martire della Repubblica Italiana

Pietro Barsanti, originario di Gioviano a Borgo a Mozzano e fucilato il 27 agosto 1870. Oltre a 154 anni da quel giorno, la Provincia di Lucca ha commemorato il caporale, considerato il primo martire della Repubblica, con la collocazione nei locali del Museo del Risorgimento di Lucca, a Palazzo Ducale, di una stampa d’epoca – donata dalla famiglia Scapecchi – che raffigura l’esecuzione del militare nato il 30 luglio 1849.

La stampa apparteneva al noto scultore lucchese Gaetano Scapecchi (1 ottobre 1900 – 24 novembre 1975), nonno dei due donanti Alessandro e Massimo. Realizzata su cartoncino, raffigura la fucilazione di Barsanti – bendato, legato ad una sedia e il plotone di esecuzione del Regio esercito della monarchia sabauda – davanti al Castello Sforzesco di Milano nelle prime ore del mattino. L’iniziativa si è svolta alla presenza del sindaco di Borgo a Mozzano e consigliere provinciale Patrizio Andreuccetti, degli studiosi Roberto Pizzi, Ave Marchi e Luciano Luciani oltre che di rappresentanti della famiglia Scapecchi.

Nato nel 1849 a Gioviano, una piccola frazione di Borgo Mozzano in provincia di Lucca, Pietro Barsanti si spostò con la famiglia a Lucca, in una casa in via dei Borghi, dove il padre aprì una drogheria. Frequentò le scuole di Santa Maria Nera e successivamente si trasferì a Firenze, dove si avviò alla carriera militare e poi presso la Scuola militare di Maddaloni, in provincia di Caserta, ottenne il grado di caporale. Fu dislocato per prestare servizio a Reggio Calabria e qui aderì all’Alleanza Repubblicana Universale (1868) fondata da Giuseppe Mazzini. Barsanti fu processato per avere collaborato ad un tentativo insurrezionale nel marzo 1870 presso la caserma del Lino di Pavia e condannato a morte.