VIAREGGIO - Anche le costruzioni di seconda categoria in concorso al Carnevale di Viareggio hanno debuttato al corso inaugurale di sabato pomeriggio: una "classe" dove quest'anno si riesce sia a sperimentare che a tenere alta la tradizione della cartapesta viareggina
Sono soltanto quattro i carri di seconda categoria. Nel nuovo bando infatti non c’è stata occasione per rimpinguare una classe inizialmente composta da cinque costruzioni. Eppure, forse mai come quest’anno, la creatività si è espressa proprio tra i carri più piccoli che sabato pomeriggio hanno sfilato al debutto in maniera convincente e senza intoppi.
A partire da L’Ira della Kitsune: la prima volta di Fabrizio e Valentina Galli in seconda mostra tutta la capacità di una famiglia di artisti da sempre in prima fascia. La figura centrale della volpe, appartenente alla simbologia giapponese, la bella modellatura della cartapesta, l’uso convincente del colore e i tanti movimenti lo rendono un carro di notevole impatto.
Priscilla Borri punta su una figura femminile centrale di grande interesse, la poetessa Alda Merini, ritratta in maniera efficace per trattare con delicatezza il tema della follia, rappresentando per contrasto sullo sfondo lo squallore dei manicomi di un tempo.
Grandi le aspettative alla vigilia sul debuttante Matteo Raciti, ampiamente soddisfatte da “All you can eat”, allegoria dell’ingordigia umana. Un’impronta ben riconoscibile quella del giovane artista siciliano, rispettosa della tradizione in cartapesta di Viareggio arricchita da una spiccata tendenza verso il teatro viaggiante.
Rispetta pienamente la scuola viareggina il carro di Luciano Tomei e Antonino Croci che mettono in scena la proverbiale magia del Carnevale: una grande strega semovente, tutta in carta a calco, secondo le tecniche ortodosse, merce sempre più rara in prima categoria.