Nel caos normativo e giuridico che da anni interessa il settore, i Comuni della costa hanno deliberato il rinvio di un anno delle aste delle concessioni balneari. Nessuna normativa ad hoc è arrivata dall'ultimo Consiglio dei Ministri dell'anno.
L’ultimo Consiglio dei Ministri del 2023 non ha affrontato il dossier balneari. Da Palazzo Chigi non è arrivata nessuna normativa specifica che guidasse gli enti locale nella gestione delle concessioni, tecnicamente in scadenza tra due giorni, il 31 dicembre. Ciò che il Governo Meloni ha prodotto in Cdm è stato una lettera di indirizzo che informa le amministrazioni comunali della possibilità di disporre l’estensione della validità delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2024.
Cosa che tutti i comuni della costa apuoversiliese, da Carrara a Viareggio, ha fatto o stanno facendo in questi ultimissimi giorni dell’anno, con delibere di giunta uniformate in accordo con Anci e Regione Toscana. Per i circa 650 stabilimenti balneari non si tratta certo di una proroga, solo di un rinvio delle aste di un anno esatto. La stessa circolare diffusa in queste ore dal Governo sottolinea infatti che l’anno in più serve ad avere il tempo necessario per espletare le evidenze pubbliche finalizzate a riassegnare le concessioni. Aspetto che non può che deludere la categoria e quei sindacati di aste non vogliono sentir parlare.
Nell’informativa agli enti locali – voluta dal Ministro Salvini – l’esecutivo si dà un’orizzonte di sei mesi: entro luglio prevede di concludere l’interlocuzione con la Commissione Europea e di conseguenza il lavoro del tavolo tecnico interministeriale chiamato a definire la scarsità della risorsa spiaggia e i criteri delle eventuali aste.
Non sfugge che prima di luglio si terranno le elezioni Europee: l’obiettivo del Governo sembra quello di arrivare a negoziare la questione balneari (e altri dossier controversi) con la nuova Commissione. Probabilmente nella convinzione che sarà politicamente più affine alla maggioranza italiana di centrodestra.