MASSA - Nuova battaglia degli ambientalisti e dei comitati cittadini per la chiusura, o eventualmente la limitazione della ex cava fornace. Una battaglia lunga oltre quindici anni, acuitasi nel 2009, quando un’inchiesta pubblica definì Cava Fornace come sito non idoneo alla localizzazione di discariche.
Nonostante questo e malgrado la vicinanza geografica del Lago di Porta area inserita nel Sistema Regionale delle Aree Protette e riconosciuta di interesse naturalistico europeo si decise di procedere ugualmente. Questo perché, nel momento in cui si chiuse l’inchiesta pubblica, che diede esito negativo, le autorizzazioni necessarie per procedere erano già state concesse.
La nuova mobilitazione scaturisce dalla richiesta che gli attuali gestori hanno presentato alla Regione. Il progetto presentato è finalizzato ad aumentare i conferimenti in discarica, ad oggi fermi a 43 metri, fino al raggiungimento massimo previsto a quota 98.
Gli attuali gestori, avrebbero chiesto il rilascio di un provvedimento autorizzatorio unico. Un provvedimento che, però, visti i tempi ristretti, 90 giorni, di cui 30 sarebbero già trascorsi, non consentirebbe ai comitati e agli ambientalisti di presentare le dovute osservazioni e valutazioni. Questo quanto emerso durante la prima preliminare inchiesta pubblica che si è svolta, non senza polemiche, online lunedì sera.