LUCCA - Scoperto nel 2015 durante i lavori di archeologia preventiva nell’area dell’Ospedale San Luca, il sarcofago in piombo di Antraccoli in questi anni è stato oggetto di una fitta serie di interventi, che hanno coinvolto studiosi di diverse discipline.
Un uomo di 40-45 anni, vissuto in un ambiente rurale della piana lucchese fra il IV ed il V sec. d.C., benestante, alla cui sepoltura fu dedicata una cura particolare, come suggeriscono la peculiarità del sarcofago, i resti di offerte floreali, il frammento di sudari. Questo il ritratto emerso dagli studi e interventi effettuati sul sarcofago in piombo di Antraccoli, scoperto nel 2015 durante i lavori di archeologia preventiva nell’area dell’Ospedale San Luca. Per restituire un’identità al reperto sono stati coinvolti studiosi di diverse discipline e applicate moderne tecniche di indagine, come l’analisi degli isotopi sul sarcofago e sullo scheletro del defunto, la datazione al radiocarbonio, lo studio microscopico del metallo e dei resti di stoffa. La storia dell’uomo non si è arrestata infatti con il suo seppellimento: i secoli trascorsi hanno alterato il piombo e trasformato i fogli malleabili in rigido minerale. Un racconto che continua anche ai giorni nostri con il restauro e l’esposizione al pubblico, nel Museo Nazionale di Villa Guinigi. I risultati delle indagini e dei lavori sono stati raccolti in un volume curato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara e edita dalla Maria Pacini Fazzi Editore di Lucca.