VERSILIA - E' arrivata nella prima mattinata la sentenza della Corte di Giustizia europea sui balneari. I giudici di Lussemburgo hanno confermato l'obbligo di riassegnare le concessioni tramite gare pubbliche ribadendo l'illegittimità delle proroghe automatiche rilasciate in passato dai governi italiani.
No alle proroghe automatiche, sì alle gare pubbliche delle concessioni per tutti. Nessuna sorpresa c’è stata nella tanto attesa sentenza della Corte di Giustizia Europea sull’applicazione della direttiva Bolkestein in Italia. I giudici di Lussemburgo hanno ribadito quanto già affermato nel 2016 bocciando la politica dei rinvii tenuta in passato dai governi italiani. La Corte era stata tirata in ballo dal Tar Lecce, intervenuto a sua volta sulla proroga al 2033 di uno stabilimento balneare disposta dal Comune di Ginosa in base alla legge Centinaio del 2018. Un esito abbastanza scontato, come spiega Alessandro Del Dotto, avvocato ed esperto di diritto amministrativo.
La sentenza era attesa come uno spartiacque per il Governo Meloni che adesso non ha più alibi: entro fine luglio deve aprire il tavolo interministeriale, eseguire la mappatura delle spiagge e chiarire il destino delle concessioni in scadenza, altrimenti, a fine anno. E l’unica vera sponda offerta dai giudici europei arriva proprio sulla definizione della scarsità o meno della risorsa spiaggia, da cui dipende la necessità di mettere a gara le nuove e le vecchie concessioni.
Un altro spiraglio si apre sul fronte degli indennizzi per i concessionari uscenti.