MASSA - E’ partita una richiesta di incontro urgente con il Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in persona per affrontare la vertenza Sanac.
Sono stati i sindacati a rivolgersi direttamente al Governo all’indomani del fallimento del terzo tentativo di vendita dell’industria siderurgica, specializzata in refrattari, che vede a Massa il suo principale stabilimento produttivo. Altri tre sono nel resto d’Italia.
I commissari straordinari hanno comunicato lunedì sera il ritiro delle offerte da parte di Dalmia e RHI Italia, le uniche due che si erano fatte avanti a novembre alla terza manifestazione di interesse. Una doccia fredda, dopo le tiepide speranze di novembre, per i circa cento lavoratori apuani che rischiano di vedere la chiusura definitiva di Sanac entro la fine di quest’anno. Per gli stabilimenti in Liguria e Sardegna si parla addirittura di uno stop a fine marzo. Nei prossimi giorni sarà convocata un’assemblea dei lavoratori e saranno studiate iniziative anche a livello locale, spiega Umberto Faita segretario Fiom Cgil Massa-Carrara. Se dal Ministero non ci saranno riscontri per convocare un tavolo a stretto giro, i sindacati sono pronti a iniziative di piazza a Roma.
Del resto solo il Governo ormai può sbloccare la situazione. Riaprendo i rubinetti di Acciaierie d’Italia di Taranto, società per metà statale, primo cliente della Sanac – controllata dallo Stato, alla quale deve ancora 20 milioni di euro.
“L’Italia sta investendo 1,7 miliardi di euro sulle acciaierie di Taranto. I benefici di questo sforzo economico devono ricadere su tutta la filiera” – ha commentato il deputato massese della Lega Andrea Barabotti.