PROV. LUCCA - Le piccole e medie imprese hanno subito il contraccolpo più pesante della crisi: costrette a chiudere per decreto, hanno potuto contare solo sui ristori erogati dall'esecutivo, che, mediamente, hanno coperto il 25 per cento del fatturato.
Il 2020 è stato un anno tragico, sia per i danni a livello sanitario che per quelli economici subiti da imprese e cittadini; nonostante tutto, il comparto artigiano lucchese ha complessivamente tenuto, registrando un calo nel numero delle imprese artigiane di sole 44 unità, portando così a quota 11.068 le imprese artigiane attive in provincia a fine dicembre 2020. Questi sono solo alcuni dei dati evidenziati nel coso dell’annuale assemblea dei Delegati di Confartigianato Imprese Lucca, che si è tenuta lo scorso martedì presso la sede di Viale Castracani, alla presenza della Presidente dell’associazione, Michela Fucile, e del Direttore, Roberto Favilla.
L’incontro è stato anche l’occasione per provare ad immaginare gli scenari del dopo pandemia, tracciando alcune linee guida per una ripresa economica che rilanci l’Italia e il suo sistema produttivo – rappresentato per il 94% da micro piccole imprese – con una serie di interventi strutturali. “La riduzione della pressione fiscale sui redditi IRPEF e lo snellimento degli adempimenti tributari – ha chiarito Fucile -, la riforma della Pubblica Amministrazione all’insegna della semplificazione e della gestione manageriale al servizio dei cittadini; oltre a una serie di investimenti nelle infrastrutture locali e nella digitalizzazione e nell’innovazione tecnologica”.
Il direttore Favilla si è inoltre soffermato sulle linee programmatiche dell’associazione, sempre al fianco delle aziende durante la pandemia, e fortemente impegnata per i più giovani. “Cercheremo di immaginare quali saranno le nuove professioni – ha promesso Favilla – e creeremo le opportunità di alternanza scuola-lavoro, nella convinzione che, ad oggi, i giovani costituiscono la risorsa più importante alla quale dedicare energie e investimenti non solo da un punto di vista economico, ma anche culturale e di pensiero”.