Versilia - Dopo l'anno peggiore attraversato dal comparto florovivaistico versiliese, anche il 2021 si apre con più luci che ombre. Pesa l'annullamento di tutte le cerimonie che fa crollare il settore del fiore reciso
Più luci che ombre per il florovivaismo toscano un anno dopo il primo lockdown. Il ritorno ai giardini e le frontiere aperte fanno sbocciare la primavera in serre e vivai ma il perdurare delle restrizioni per il settore cerimonie, fiere, battesimi, matrimoni dimezza la produzione di fiori recisi affondando le vendite. Esattamente un anno fa tonnellate di gerani, primule, petunie, viole, calle e i tulipani, arbusti e piante si avvicinavano all’inesorabile destino del macero. Il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre per la floricoltura della Versilia che da solo vale 300 aziende e 9 mila addetti tra diretti ed indiretti per un fatturato stimato pre-Covid di circa 50 milioni di euro. Le perdite nell’anno della pandemia sono state di oltre 15 milioni di euro.
L’annullamento o comunque il grosso ridimensionamento di cerimonie come matrimoni, comunioni, battesimi, ma anche funerali, ha un effetto a valanga sulle produzioni primaverili. La Versilia in questo senso è quella che soffre di più essendo specializzata proprio nella produzione di fiori recisi. Se non ripartono le cerimonie il sistema Versilia rischia il crack