PROV. LUCCA - Tra i più giovani direttori d'orchestra italiani, la lucchese Beatrice Venezi è salita sul palco dell'Ariston come co-conduttrice della quarta serata del 71esimo Festival di Sanremo, rivendicando la propria professionalità contro ogni declinazione linguistica di genere.
“La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra, non di direttrice”. Con queste parole Beatrice Venezi, giovane pianista e direttore d’orchestra lucchese, ha motivato la scelta della qualifica di “direttore” con cui è stata accolta sul palco dell’Ariston come co-conduttrice della 71esima edizione del Festival di Sanremo. Poche parole volte a sottolineare – ha precisato la musicista – “che l’importante è quello che sai fare”. Come dire che la sostanza conta più della forma, ma tanto è bastato a scatenare la polemica sui social e sui media in generale. L’affermazione è immediatamente risuonata come un bel calcio al politically correct delle declinazioni linguistiche di genere, così da un lato si passano in rassegna il vocabolario e le indicazioni dell’Accademia della Crusca, dall’altro si rivendicano decenni di lotte femministe. La pagina facebook Conferenza Donne Democratiche – Toscana ha pubblicato un post in cui chiede alla Venezi pubbliche scuse a tutte le donne, per il grave errore storico di aver rinnegato l’assunto secondo cui il linguaggio giochi un ruolo fondamentale nella battaglia di genere. Lorella Zanardo, attivista e autrice del documentario “Il corpo delle donne” parla di “un’occasione persa” e aggiunge “Anziché la proposizione della valletta o dell’ospite bella e muta, abbiamo avuto l’occasione di avere sul palco una donna giovane che dirige un’orchestra, ma…”. Ma Venezi, con la grazia e la fermezza che la contraddistingue, si è assunta la responsabilità di chiamarsi e voler essere chiamata come le pare. Il dibattito resta aperto.