Roma - La Suprema Corte di Cassazione ha confermato l'ergastolo per Roberto Romanini, riconosciuto come il mandante dell'omicidio del cugino Stefano, freddato a colpi di pistola davanti alla sua abitazione di Camaiore
Si chiude così definitivamente il processo per l’omicidio avvenuto 10 anni fa, senza che però le indagini siano riuscite a dare un volto e un nome alla mano che impugnò materialmente la pistola, l’uomo visto scappare dalla moglie di Stefano, Giuliana, pochi istanti dopo l’uccisione del marito. Certo è, secondo i giudici, che quella mano fu armata dal cugino di Stefano, Roberto, con il quale la vittima era in pessimi rapporti, a causa di questioni economiche legate ad un vecchio debito e all’azienda di cui i due erano stati soci, società poi sciolta.
L’omicidio si consumò la mattina dell’8 febbraio di 10 anni fa, dieci anni in cui sono emersi particolari che hanno contribuito a sfumare sempre di più i contorni di questa intricata vicenda. Vicenda a cui oggi però la Corte di Cassazione mette la parola fine, ritenendo inammissibile il ricorso alla sentenza. Un ergastolo, quello per Roberto, che era già stato confermato sia in primo che in secondo grado.