VIAREGGIO – Un debutto tra mille colori, impegno sociale, sberleffi e tanta satira. Ecco le nove mascherate in gruppo in concorso al Carnevale 2019.
Dal primo corso primo a sfilare Michele Canova con “Wanyama – animali” – Michele Canova. Ispirata all’arte africana e alla lingua swahili, porta un messaggio di unione e fratellanza attraverso la natura.
Punta sulla politica Marzia Etna con “Diamoci un taglio” che vede protagonisti i due vicepremier, Salvini e Di Maio, intenti a tagliare gli alberi, che rappresentano le figure della vecchia politica, spazzata via dalle recenti elezioni.
“M’Ama? E non m’ama!” di Giampiero Ghiselli e Maria Chiara Franceschi è una denuncia contro la violenza sulle donne. Dal sogno di un amore, sfogliando la margherita per sapere di essere amate, ad un incubo quotidiano.
Omaggio alla femminilità e alle sue faticose conquiste con Roberto De Leo e Vania Fornaciari. “Semplicemente donna”. Una donna capace oggi di ritagliarsi spazi un tempo appannaggio degli uomini.
Non può che far riflettere Silvano Bianchi. Con un titolo eloquente “L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo construirebbe una trappola per topi.” La bestialità dell’uomo capace di distruggere se stesso.
“Prendi la maschera, vieni a Viareggio” di Giacomo Marsili è un grande omaggio alla città del Carnevale, un messaggio affidato proprie alle grandi maschere della tradizione viareggina.
Tra fiaba e realtà c’è Emilio Cinquini con “A Ciascuno il suo”. Creature fatate che aiutano gli umani a realizzare i propri sogni e desideri.
“Un cane andaluso” di Libero Maggini gioca con il tempo, tempo curvo e sfuggevole. Ispirato dalla celebre poetica di Salvator Dalì, di cui ripropone l’orologio molle.
“Signori si nasce, poveri si diventa” dice Adolfo Milazzo, dal titolo di un vecchio film di Totò e Peppino. Una riflessione su come i guai economici abbiamo condizionato la dignità delle persone.