VERSILIA - Ci sono quattro depuratori anche in Versilia che operano senza autorizzazioni. A rivelarlo, dati Arpat alla mano, è il capogruppo in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, Forza Italia, all'indomani dell'inchiesta aperta dalla procura di Massa che ha posto sotto sequestro l'impianto del Lavello1 nel capoluogo apuano.
“Sversava fanghi in mare e non aveva autorizzazioni”, questa l’accusa degli inquirenti. Sotto indagine sono finiti tre manager di Gaia, la stessa società che gestisce il servizio sia nella provincia apuana che in Versilia. Sforamenti frequenti nei valori chimici che hanno provocato un grave danno ambientale, come spiegato dal procuratore Aldo Giubilaro. Gaia ha rigettato le contestazioni, pronta a collaborare nelle indagini.
“Se Massa piange, la Versilia non ride di certo” – afferma Marchetti, preoccupato per la situazione sul nostro territorio. Proprio lo scorso dicembre il Consigliere azzurro aveva presentato una nuova interrogazione dopo la diffusione dei dati Ispra sul danno ambientale, con la Toscana terza in Italia per numero di procedimenti aperti presso il ministero, e dei dati Arpat proprio sui depuratori: «Da quest’ultimo report la Versilia risulta tra i territori peggiori per depuratori fuori norma, con irregolarità rilevate a ripetizione da Arpat negli impianti di Viareggio, Pietrasanta, Camaiore, Seravezza che vanno ad aggiungersi all’assenza di autorizzazioni allo scarico – scadute da anni – per i tre depuratori di Lido e per quello del Pollino a Pietrasanta.
Marchetti ha chiesto alla Regione di velocizare gli iter autorizzativi.
Preoccupazioni già sollevate nei mesi scorsi anche dall’Associazione tutela ambientale della Versilia, che a breve scriverà a Gaia e ai Comuni per avere chiarimenti e rassicurazioni.