ALPINISMO - Non l’ha fermato la meningite. Quella “maledetta”, come la chiama lui, che il 21 gennaio di 4 anni fa si portò via gambe e sette dita delle mani. Figurasi un vulcano di 6268 metri sul livello del mare. Andrea Lanfri, con protesi speciali fabbricate nella sua Lucca, si è spinto oltre le nuvole. E quei piedi meccanici chiodati li ha usati per riuscire in una grande impresa.
Il vulcano Chimborazo è conquistato ma il campione paralimpico lucchese guarda già al prossimo traguardo che si chiama Everest a 8848. A maggio, dunque, testa all’Everest. Dovesse riuscire anche nella conquista del Tetto del Mondo, Andrea Lanfri sarebbe il primo uomo con amputazioni agli arti inferiori e superiori, dopo essere sopravvissuto alla meningite, a svettare così in alto. Per riuscirci, però, Andrea non può contare solo sulla sua grande determinazione. «Sul Chimborazo è stato un allenamento, un durissimo allenamento – spiega Lanfri -. Continuerò a prepararmi perché la salita verso l’Everest è chiaramente più pericolosa e difficile. Ma so di potercela fare. Anche se ho bisogno di tutti per finanziare questa nuova impresa».