VALLE DEL SERCHIO - Un rito davvero antico che risale a migliaia di anni fa, forse alle origini dell'uomo. Parliamo della transumanza, conosciuto già ai tempi degli antichi egizi. Oggi tutto ciò si ripete ancora in alcune zone della Valle del Serchio.
Transumanza, parola che deriva dal latino: trans (oltre) e humus ( terra). Di fatto la transumanza è un rito antico forse quanto l’uomo o perlomeno da quando i nostri antenati scoprirono la pastorizia e l’allevamento del bestiame. Pensate che si parla di transumanza già ai tempi degli antichi egizi e quindi ci riferiamo a 4-5mila anni fa. Tutto ciò si rinnova e si ritrova anche in questi primi anni duemila in molte zone d’Italia e fra queste nella Valle del Serchio. Non è poi così difficile anche in tempi di internet e di alta tecnologia incontrare greggi di pecore oppure mandrie di bovini che lasciano la loro residenza stanziale per trasferirsi nei mesi estivi, quelli più caldi, in zone montane. I cosiddetti alpeggi. La ragione si spiega facilmente con la necessità di trovare pascoli con erbe fresche, ricche di fiori che consentiranno di produrre latte e formaggio con un delizioso sapore quantomai ricco dei profumi della montagna. La signora Natalina di Corfino, e siamo nel cuore della verde Garfagnana, vive ancora tutto questo. Trasferisce il suo gregge fino alle pendici della Pania di Corfino e da qui, dopo alcune ore di cammino, su fino al rifugio Granaiola realizzato circa 40 anni fa dal corpo forestale proprio per favorire la transumanza dei pastori. Da segnalare che, di proprietà della regione Toscana, questi rifugi sono però gestiti dall’Unione dei Comuni della Garfagnana e sono stati opportunamente dotati di recinti per proteggere il gregge da eventuali attacchi notturni di lupi che da queste parti sono tornati tanto che gli avvistamenti sono sempre più frequenti. Tra l’altro la transumanza sarà uno degli argomenti della prossima puntata de “I colori del Serchio”.