SIENA - E' stato l'utilizzo di una Postepay intestata alla compagna Giovanna Truzzi, evasa dagli arresti domiciliari che stava scontando a Pietrasanta, a portare all'arresto a Siena di Giuseppe Mastini, detto "Johnny lo Zingaro", pluriomicida, latitante dal 30 giugno, dopo la fuga dal carcere di Fossano, nel cuneese.
Anche la compagna è finita in manette, mentre alcuni fiancheggiatori sono stati denunciati. L’operazione è stata svolta da agenti dello Sco della polizia, delle squadre mobili di Cuneo, Lucca e Siena e dagli uomini del Nucleo investigativo centrale della Polizia Penitenziaria. Gli agenti si sono finti corrieri che dovevano consegnare un materasso.
La polizia seguiva le tracce del latitante fin da quando era fuggito su un taxi a Genova. Con tecnologie sofisticati gli uomini della Direzione centrale anticrimine sono riusciti ad individuarlo a Pietrasanta, dove sarebbe passato a prendere la compagna, un amore giovanile, per poi dirigersi verso il Senese dove vive la sorella di lei. Proprio per l’arrivo dei due ‘ospiti’ quest’ultima aveva ordinato un nuovo materasso. Gli agenti si sono sostituiti ai corrieri e, una volta all’interno dell’appartamento, hanno segnalato la presenza dell’uomo, facendo scattare il blitz coordinato dal Servizio centrale operativo.
La fuga di Mastini, che stava scontando l’ergastolo, è durata meno di un mese: l’uomo era uscito il 30 giugno dal carcere di Fossano come tutti i giorni, insieme ad altri 3 detenuti come lui in regime di semilibertà. Johnny Lo Zingaro, soprannome dovuto alle sue origini sinti, quella mattina non è mai arrivato alla scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte, al confine tra le province di Cuneo e Savona.
Alle sue spalle ha una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Era stato coinvolto anche nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma, anche se il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Il Biondino, altro nome con cui Mastini era conosciuto, era già evaso in precedenza. La prima volta nel 1987, quando approfittò di una licenza premio per buona condotta e si rese protagonista di sanguinose scorribande che impegnarono le forze dell’ordine in una vera e propria caccia all’uomo, tra furti d’auto e rapine, il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l’omicidio di una guardia giurata, Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Si arrese solo due anni più tardi, nelle campagne di Mentana.
Poco dopo la cattura di Mastini, il ministro dell’interno Marco Minniti si è congratulato con il capo della polizia Franco Garbielli.